sabato 25 luglio 2009

25 luglio 1943


giorno: 25 luglio
Correva l'anno: 1943
Dal 22 ottobre 1922 al 25 luglio 1943. Poco più di vent'anni di storia italiana. Tanto durò il fascismo. La data del 25 luglio si riferisce alla riunione del Gran Consiglio del fascismo. Mussolini, rientrato in fretta da un incontro con Hitler a causa del bombardamento di Roma, viene "costretto" a riesumare un organo ufficiale dello stato fascista: il Gran consiglio. Organismo puramente consultivo, privato di ogni potere effettivo, raccoglieva i gerarchi più in vista del Regime. Erano molti anni che non si riuniva e quando lo fece, la notte del luglio 1943, nessuno poteva pensare che sarebbe ricordato per gli anni a venire come la notte del "tradimento". Alcuni gerarchi proposero un ordine del giorno nel quale si chiedeva al Re di prendere in mano la situazione, già compromessa, della guerra a fianco della Germania.
L'ordine del giorno, redatto da Grandi (uno dei gerarchi della prim'ora e da sempre filomonarchico), raccolse la maggioranza dei voti. Fu un fatto puramente simbolico, ma l'importanza che assunse andò senz'altro oltre la volontà dei suoi votanti.
L'esito fu il seguente:
Mussolini, contro ogni suo interesse, mise ai voti l'ordine del giorno. Poteva evitarlo, oppure mettere ai voti per primo quello di Farinacci. Scelse, forse per stanchezza, di farlo votare. Oppure era felice di uscire così di scena. Non lo sapremo mai.
Su 28 componenti 19 votarono a favore. Tra questi, oltre a Grandi votarono Bottai, Federzoni, Ciano, De Vecchi, De Marsico, De Bono, Rossoni, Marinelli e altri gerarchi minori, tra i quali Cianetti che il giorno dopo scrisse al duce rinnovandogli la sua fiducia e ripudiando l'ordine del giorno.
Contro l'ordine del giorno Grandi votarono Scorza, Buffarini-Guidi, Biggini, Polverelli, Tringali Casanova, Galbiati, Farinacci (che avrebbe voluto fosse votato il suo o.d.g.).
Suardo invece decise di astenersi.
Quindi 19 a favore, 8 contro, 1 astenuto.

Il giorno dopo, Mussolini si recò dal Re. Questi, in maniera assolutamente imprevedibile, fece arrestare il duce. Mussolini si era recato dal Re per dimostrare che il Gran consiglio era un organo puramente consultivo, e che il voto non aveva alcun valore. Non colse la straordinarietà di quell'episodio e come un avvocato qualunque cercava di cavillare (anche se in realtà, secondo le leggi fasciste, aveva ragione. Il Gran Consiglio non aveva mai avuto funzioni diverse che quelle di avvallare le scelte del duce).

Cominciò per l'Italia una nuova tragedia. Dopo l'illusione dei primi momenti, nei quali l'intero popolo italiano dimostrò di averne abbastanza del fascismo e della guerra, il nuovo capo del governo, Pietro Badoglio, annunciò: "la guerra continua", mentre stava trattando in segreto un armistizio con gli anglo-americani.
Una volta firmato, questo armistizio venne annunciato l'8 settembre. Ma questa è un'altra storia, che racconteremo.
Il fascismo resuscitò, come l'araba fenice, e divenne repubblicano. Nacque nel nord italia la Repubblica Sociale Italiana, sotto tutela nazista. E fu la guerra civile, feroce, terribile, senza pietà da una parte e dall'altra.

Il 25 luglio 1943, comunque, divenne una data simbolica. Finì il fascismo-regime, terminò il Ventennio, da "diarchia" Re-Duce. E' giunto il momento, per gli storici, di affrontare con serenità di giudizio lo studio di quel periodo.

Per approfondire:
M. Ragionieri, 8 settembre 1943, la fine di un sogno di gloria, Editori dell'Acero
G. Bianchi, Perché come cadde il fascismo: 25 luglio crollo di un regime‎
C. Fracassi, La lunga notte di Mussolini, Mursia 2002


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