Storia e ricerca: un binomio inscindibile. La memoria di un popolo, le sue origini, le sue tradizioni, i fatti accaduti, i traguardi raggiunti e le grandi tragedie subite. Ricercare tra le fonti, gli archivi, i libri, i giornali, le riviste, le testimonianze, le memorie di chi ha vissuto da protagonista o da spettatore avvenimenti che hanno caratterizzato la storia della nostra nazione, e del nostro mondo.
martedì 24 agosto 2010
venerdì 20 agosto 2010
Il dialetto nelle scuole: cominciamo dalle poesie di Egidio Meneghetti
Dedicato a quanti, tra i leghisti, vorrebbero che il dialetto veneto fosse insegnato a scuola. Io sono d'accordo. Cominciamo a far leggere questo grande poeta, che scrisse nel lager di Bolzano (Bolzano ITALIA!, non Auschwitz POLONIA) questa - e altre grandissime poesie - descrivendo quel che vedeva.
Ricordare ricordare ricordare SEMPRE
ecco due frammenti di poesie di Meneghetti. Tratte dal sito dell'ANED
http://www.deportati.it/mischa_poesia.html
E sempre, note e giorno,i du Ucraini,Missa e Oto,che iè del'Esse-Esse.
Nel bloco dele cele come Diocomanda i Ucraini Missa e Oto:el tormento de tuti ghe va drioe quando i ciama tuti se fa avantie quando i parla scolta tuti quantie quando i tase tuti quanti spetae le done spaise le le fissacome pàssare fa cola siveta.
Le man de Missavive par so conto.El g'à vint'anico' 'na rossa schissasensa pél da sinquanta,la crapa tonda coi cavei rasàinvanti la se piantasensa col,e le mane... le mane... quele mane...Querte da mace nere e peli rossi,coi dedi desnoseladi, longhi, grossi,che termina a batocio,anca quando ch'el dorme o no'l fa gnente,piàn a piàn le se sèra, le se strense,le se struca, le spàsema in convulso,se fa viola le onge, s'cioca i ossie deventa sponcion i peli rossi.Ma po' tuto de colpo le se smola,le casca a pingolón, sfinide, rote,i déi se fiapa come bissi mortie continua sta solfa giorno e notee tuti se le sente intorno al col.(...)Un furlàn magro biondoco' 'na bocheta rossa da butina:l'avea tentà de scapàr via dal campoe l'é finido nela cela nera.
Tri giorni l'à imploradoMissa e Oto,tri giorni l'à sigà"No voi morìr",tri giorni l'à ciamadola so mama.
E nela note avanti dela Pasquas'à sentido là drento un gran roveio,come de genteche se branca in furiae un sigo stofegado in rantolàr.
Ma dopo no se senteche 'n ansemàrpesante e rauco e ingordocome quando a le bestie del seraglioi ghe dà carne cruda da màgnar.
L'è Pasqua. De matina. E lu l'è in teralungo tiradoduro come'l giasso:ocio sbaradonela facia nera,nuda la pansa, cola carne in bassoingrumada de sangue e rosegà.
Nela pace de Pasqua tase tuti.Imobili. De piera.E nela cela neratase el pianto de Bortolo Pissuti.(...)Stanote s'è smorsada l'ebreetacome 'na candeletade seriolaconsumà.
Stanote Missa e Otoià butànela cassadu grandi oci in sognoe quatro pori ossetisconti da pele fiapa.
E adesso nela cassaciodi i piantaa colpi de martèle de bastiema(drento ale cele tuti i cori tremae i ciodi va a piantarse nel servèl).
E a cavàl dela cassaadesso i cantaesequie e litamie:
" heiliges Judenschweinora pro nopis,zum Teufel Schweinereiora pro nopis "
Stanote s'è smorsada l'ebreetacome 'na candeletade seriolaconsumà.
Quel giorno che l'è entrada nela celal'era morbida, belae par l'amórmaura,ma nela facia, pienade paura,sbate du oci carghi de'n dolórche'l se sprofonda in sècoli de pena.
I l'à butadasora l' tavolasso,i l'à lassada sola,qualche giorno,fin tanto che 'na seraMissa e Otoi s'à inciavado nela cela nerae i gh'è restà par una note intiera.
E dala cela vièn par ore e orestraco un lamento de butìn che more.
Da quela note no l'à più parlà,da quela note no l'à più magnà.
L'è là, cuciada in tera, muta, chieta,nel scuro dela celache la spetade morir.
Sempre più magra la deventa e picola,sempre più larghi ghe deventa i oci.(...)
dal sito dell'ANED
Dai capi di imputazione del processo a Michael Seifert:
Per questo e altri orribili delitti Seifert è stato condannato alla pena dell’ergastolo.
"7. nella notte tra il 31 marzo (sabato santo) e il primo aprile (Pasqua) 1945, in concorso con il Sein, nelle celle di isolamento del Lager, dopo aver inflitto violente bastonature al giovane prigioniero Pezzutti Bartolo, lo uccideva squarciandogli il ventre con un oggetto tagliente;"
Consigliatissimo
http://www.mimmofranzinelli.it/tool/home.php?l=it&s=0,1,4,12,33
http://www.ibs.it/code/9788804519744/franzinelli-mimmo/stragi-nascoste-armadio.html
giovedì 19 agosto 2010
Flavio Busonera, un patriota italiano
Testo:
[Fronte]
17 – 8 – 944
Mia cara Maria ti
comunico che in questi
giorni ci trasferiranno
al carcere penale ove
dicono che ci siano molte
minori possibilità di
comunicazione e di
ricevere roba da fuori.
Pertanto cerca di far-
mi avere notizie a
mezzo di padre Carella.
Io di salute sto benissi-
mo e non mi dispero
solamente non vedo
l’ora di potervi riab-
bracciare tutti e speria-
mo che il tempo non
sia molto lontano.
Non scoraggiarti ed
abbi forza d’attendere
e fede in giorni miglio-
ri. Spero al prossimo
colloquio di vedere Gian-
ni che e il solo che
non ho ancora visto
durante la mia perma-
nenza in carcere.
Ho ricevuto il sapone, il
filo, il dolce, il vino e
le sigarette e ti ringra-
zio infinitamente
di tutto. Per ora non
[Retro]
mi occorre altro tran-
ne il solito dolce se
ti sarà possibile farme-
lo avere. Ti rimando
le tue lettere che ho pau-
ra che mi trovino ma
ti prego caldamente di
conservarmele. Racco-
mando a tutti i figli
specie a Giannina e Ma-
ria Teresa di essere ub-
bidienti a te in tutto e
d’ascoltarti senza discu-
tere. Ringrazio infini-
tamente Giuseppina di
tutto e salutatala tanto
per me come pure la
Rina.
A te, Giannina, Gianni,
Maria Teresa, France-
sco infiniti baci
tuo Flavio
Vi ho sempre nel cuore
e vi penso continua
mente ciao Maria
cara infiniti bacio-
ni ed arrivederci pre-
sto
tuo Flavio
martedì 17 agosto 2010
lunedì 16 agosto 2010
Giustizia e Libertà
Nel bellissimo paese di Bobbio, nel piacentino, ho presentato un libro, in occasione della Settimana della letteratura, che si tiene ogni anno (certi paesetti avrebbero molto da insegnare, in fatto di iniziative culturali, a certe altre metropoli). Il volume – come dicevo in un post precedente – è il resoconto fedele della vicenda che vide il nucleo milanese di Giustizia e Libertà incarcerato per opera della polizia politica dell'Ispettore Francesco Nudi, che si avvalse degli sporchi servigi della spia Carlo Del Re. Uno degli uomini migliori di G. L., Umberto Ceva, si sacrificò per non dare modo al Tribunale speciale di usarlo per condannare Giustizia e Libertà per la strage di Milano, del 1928, della quale erano tutti innocenti.
La vicenda è nota, e chi non la conosce può sempre leggerla nel mio libro sull'attentato alla Fiera (oltre che in Mimmo Franzinelli e Mario Giovana, tanto per citare due storici che stimo moltissimo).
Sono stato sulla tomba di Umberto Ceva, nel cimitero di Bobbio, su una splendida collina, per omaggiare un grande uomo, la cui storia meriterebbe di essere conosciuta e divulgata, in questa Italia degli egoismi di parte. A volte un esempio val più di mille discorsi inutili.
Finalmente ritorna disponibile con la seconda ristampa "Attentato alla Fiera. Milano 1928"
Finalmente la seconda ristampa. Eccola sul nuovo sito dell'editore https://www.mursia.com/products/14044
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